venerdì 14 settembre 2012

Quando la musica dona ritmo al cervello


Fonte: corriere.it
In Italia il congresso mondiale di Neuromusicologia clinica esperimenti su Sla, Alzheimer e Parkinson

Neuroscienziati sui sentieri cerebrali della musica. Torquato Tasso sosteneva che la musica è «una delle vie per le quali l’anima ritorna al cielo». Oggi, grazie agli sviluppi nel campo delle Neuroscienze si sa che le informazioni musicali, dal suono al ritmo, alla melodia nel loro viaggio intracerebrale seguono dei particolari sentieri che corrono in fasci di fibre nervose, contattano i nuclei della base del cervello che li colorano di emozioni ed infine arrivano ai lobi frontali dove si integrano con altre informazioni per dare sensazioni coscienti della loro presenza. Esperimenti sono stati fatti su determinate frequenze e si è visto che il solo loro ascolto ha la capacità di raddoppiare i battiti del cuore e di aumentare la pressione. E, comunque, già nel grembo materno, mentre avviene lo sviluppo, è il ritmo del battito del cuore della mamma a dare il ritmo alle cellule dell’embrione e poi del feto. Un ritmo simile a quello delle musiche ancestrali.
LE SPERIMENTAZIONI - A Milano sono in corso quattro sperimentazioni alla Fondazione Maugeri: sulla sclerosi laterale amiotrofica (Sla), sulla riabilitazione dopo un ictus, sul Parkinson, sulle aree del cervello che si attivano su stimolazione musicale. Le guida Alfredo Raglio, musico terapeuta e ricercatore: «In una vogliamo vedere se l’approccio musicoterapeutico (basato sulla relazione-interazione diretta tra soggetto e ricercatore attraverso strumenti musicali) produce effetti specifici sul nostro cervello individuando quindi una peculiarità in tale intervento. L’aspettativa è che l’ascolto di frammenti tratti da una precedente seduta di musicoterapia determini l’attivazione di aree cerebrali quali quelle coinvolte nella percezione-regolazione emotiva (aree limbiche e paralimbiche) nonché nella social cognition e nell’attivazione dei neuroni specchio (visto che il suono viene prodotto da movimenti) coinvolte nel riconoscimento e nell’anticipazione di comportamenti e intenzioni espressi dall’altro». A tale scopo nello studio i soggetti ascolteranno frammenti sonori di musiche ritenute emotivamente significative (dal soggetto stesso) e frammenti tratti appunto da una seduta di musicoterapia (momenti emotivamente più intensi). «Tale confronto – sottolinea Raglio - potrebbe mettere in luce la specificità della relazione musicoterapeutica evidenziandone le potenzialità terapeutiche dal punto di vista neuro scientifico».

IL CONGRESSO - Gli altri studi in atto sono invece di natura clinica, con metodologia scientifica (si tratta infatti di studi randomizzati controllati), volti a verificare l’impatto della musicoterapia sul piano psicologico e neuromotorio in alcune patologie neurologiche: stroke, malattia di Parkinson e Sla. L’attività di ricerca italiana ha, inoltre, quest’anno un riconoscimento internazionale: il nostro Paese sarà sede, il 21 e il 22 settembre, del terzo Congresso mondiale di Neuromusicologia clinica. A Brescia, tra Teatro grande e sede universitaria. Organizzatori Giorgio e Luisa Brunelli, presidenti del Congresso e soci fondatori della Cnm (Society for clinical NeuroMusicology): apriranno i lavori con Michael Thaut, presidente della Società, all’insegna della musica e dei suoi poteri, magici da sempre, oggi avvalorati dall’evidenza scientifica. Durante le giornate congressuali verranno presentati gli importanti avanzamenti della ricerca e delle applicazioni terapeutiche della musica nelle più importanti malattie neurologiche: Alzheimer, Parkinson, demenze, ma anche nel coma traumatico e nel trattamento delle afasie e dell'autismo.

IL CONCERTO - Il concerto dell’orchestra sinfonica Esagramma, che si terrà sabato 22 settembre sera al PalaCreberg Sirmione, a conclusione dei lavori congressuali, dimostrerà dal vivo l’efficacia di queste teorie. L’orchestra è infatti composta (oltre che da musicisti professionisti) anche da ragazzi e adulti con problemi psichici mentali gravi (autismo, ritardo cognitivo, psicosi infantile), giovani e adulti con sindromi post-traumatiche, ragazzi con disagio sociale e familiare che hanno seguito i corsi di Musicoterapia orchestrale. La metodologia Esagramma è stata messa a punto in venticinque anni di attività. Dietro all’evento, la Fondazione Giorgio Brunelli da sempre impegnata nella ricerca neuro scientifica con il fine primo ed ultimo di migliorare la qualità di vita di chi, in seguito a lesioni traumatiche del midollo spinale o a malattie neurodegenerative, ha perduto l’uso degli arti. Giorgio Brunelli è un pioniere, noto in tutto il mondo per gli innovativi interventi neurochirurgi alla spina dorsale.
Mario Pappagallo
10 settembre 2012

venerdì 13 luglio 2012

Il potere della Voce


Continua la pubblicazione di alcuni post estratti dal libro "Suoni dell'anima - l'essenza nascosta della voce" (Minerva Edizioni) 


Il potere della voce

 La voce come il suono ha la caratteristica di essere impalpabile ed eterea, questo forse è uno dei motivi della fascinazione che proviamo. La voce non solo è veicolo per il linguaggio e l’espressione, ma è anche utilizzata in contesti artistici e  creativi, ad esempio attraverso il  canto. La voce quindi può essere considerata a ragione un vero e proprio strumento musicale, uno dei primi utilizzati dall’uomo.
In tutte le epoche il “potere della voce “  si è  manifestato tramite i sacerdoti e gli oracoli dell’antichità,  fino ai cantanti  più raffinati dei nostri giorni.  La voce  ha sempre concorso nel   determinare il potere personale di coloro  che sapevano utilizzarla al pari di  uno strumento. Ma perché può avere questo effetto così seducente?  Quante volte siamo stati attratti dal timbro di una voce senza riuscire a spiegarcene la ragione? Cosa trasmette la voce oltre alla vibrazione fisica delle corde vocali?
 A questo proposito il  grande maestro sufi  Hazrat Inayat Khan  racconta questa antica leggenda orientale “ quando Dio fece l’uomo da un impasto di creta e chiese all’anima di entrarvi, questa si rifiutò di entrare in quella casa-prigione. Dio allora comandò agli angeli di cantare  e mentre questi cantarono, l’anima, inebriata dal canto, entrò.”   
La voce è energia, fisica, ma non solo. E’ un veicolo, un mezzo per portare all’esterno il linguaggio, i concetti legati alla sfera del verbale, ma anche la vibrazione che da’ vita all’emozione. Questo fa della voce lo strumento più potente a disposizione dell’essere umano, di qualsiasi età, razza, religione o estrazione sociale!

 Origine del  metodo Vocal Harmonics in Motion

Come musicoterapeuta, mi sono sempre chiesto come mai diverse tecniche e metodi in musicoterapia non contemplassero  l’utilizzo della voce,  che  in fondo è il primo strumento  a nostra  disposizione. Ho cominciato ad interessarmi del possibile utilizzo della voce in  terapia molti anni fa e mi sono convinto della sua efficacia durante i numerosi viaggi che ho effettuato in oriente.
Durante  uno dei momenti più illuminanti di questo percorso, in un villaggio dell’ India centrale, mi trovai ad intrattenere dei ragazzini di età scolare che parlavano un inglese appena comprensibile non permettendo di instaurare una relazione immediata;pensai quindi di utilizzare le vocali per improvvisare dei canti e delle vocalizzazioni. Tutti i bambini risposero subito con entusiasmo creando quasi istantaneamente un clima di condivisione, di comunicazione , di relazione. Per un’ora abbondante le vocali divennero il nostro linguaggio, le voci, i nostri strumenti.
Quell’episodio mi fece riflettere. Cosa aveva aperto i canali di comunicazione, cosa aveva favorito la socializzazione e il divertimento? In quel caso la voce era diventata lo strumento che aveva permesso l’integrazione, perché tutti, bene o male, erano in grado di utilizzarla, di “suonarla”, senza bisogno di imparare una canzone con un testo, bastava lasciarsi andare all’emozione, al canto corale.
Le vocali  avevano trasceso il  linguaggio  per divenire un’entità transverbale.
A seguito di questo episodio cominciai  ad introdurre il canto vocalico in diverse situazioni che richiedessero l’aggregazione, la socializzazione, la manifestazione delle emozioni, ottenendo risultati sempre più tangibili.
Nel 2004 l’autorevole rivista  scientifica Journal of Behavioral Medicine (Volume 27, Number 6, December 2004 , pp. 623-635(13)  pubblico’ una ricerca dal titolo:”Effetti del canto in coro sulla secrezione dell’immunoglobulina A , del cortisolo e su stati emozionali” (effects of Choir Singing or Listening on Secretory Immunoglobulin A, Cortisol, and Emotional State).Anche la scienza cominciava a prendere in considerazione gli effetti del canto .
Il canto vocalico  aveva dato dei buoni risultati in quanto portava   ad annullare immediatamente le convinzioni limitanti legate alla tecnica, all’apprendimento di un linguaggio musicale, alla memorizzazione di  un testo o di  una melodia (che per alcuni soggetti diventano a volte ostacoli insormontabili). Cercavo però qualche cosa che aggiungesse una dimensione più emozionale ed introspettiva, qualcosa che proiettasse il “cantore” in una dimensione profonda e spirituale.
Nel 1990 avvenne l’incontro con una tecnica che avrebbe completamente stravolto la mia concezione di canto e di utilizzo della voce: il canto armonico o canto con gli armonici (overtones singing). Queste tecniche vocali prevedono l’emissione contemporanea di più suoni (nota fondamentale e armonici superiori) con un effetto particolarmente interessante  sia dal punto di vista dell’ effetto acustico che dell’espressione musicale.
Nonostante sia presente in numerosissime tradizioni etniche e storiche, questo tipo di vocalità  ha trovato la sua massima espressione in aree geografiche appartenenti all’oriente, e più precisamente alla vasta area dell’Asia centrale, fino ad attraversare  il Tibet, la Mongolia e le remote repubbliche siberiane di Tuva e Buriazia. Queste popolazioni ne hanno fatto uno strumento di collegamento con il divino e di elevazione spirituale,   la qual cosa  trascende il significato emozionale ed estetico che noi occidentali normalmente attribuiamo al “cantare”.
Ma proprio perché questi suoni generano nel  profondo effetti  non  trascurabili,  possono essere utilizzati per il nostro riequilibrio psichico, energetico e fisico, o per approfondire la nostra capacità di ascolto interiore.
Attualmente  l’uso  del canto armonico è sempre più diffuso, complice il grande successo che ha avuto a partire dalla metà degli anni 90 sia come  tecnica  di canto fine a se stesso , che  come mezzo di introspezione ed evoluzione personale.
Impadronirsi della tecnica a livello base non è difficile. Tutto nasce dalle posture di bocca, lingua, tratto vocale e labbra mentre si cantano le vocali A E I O U.
 Notai subito  che questo tipo di canto aveva una peculiarità,  provocava quasi istantaneamente sia nell’emittente che nel ricevente una modificazione dello  stato di coscienza, un’ interruzione del dialogo mentale, favorendo l’avvicinamento a quello che successivamente avrei denominato il luogo interiore... (continua...)
© 2012 Lorenzo Pierobon  - Veronica Vismara 

giovedì 19 aprile 2012

La Voce che nutre


Con oggi inizia la pubblicazione di alcuni post estratti dal libro "Suoni dell'anima - l'essenza nascosta della voce" (Minerva Edizioni)

Affermare che la voce possa essere utilizzata come una fonte di nutrimento, può apparire quantomeno inusuale. Ma in effetti non esiste strumento più fruibile ed immediatamente disponibile del nostro suono. Anche in questo caso, esistono , a nostro parere, più livelli per quanto riguarda l’ emissione vocale: il primo è fisico, grazie al quale vengono avvertite le vibrazioni a  livello corporeo, più o meno intensamente, a seconda del grado di sensibilità propriocettiva.
Il secondo, che può avvenire a livello cosciente o inconscio, riguarda l’aspetto mentale, il pensiero, il dialogo interno, e spesso implica un giudizio sulle qualità vocali stesse! A tal proposito , un percorso di crescita adeguato dovrebbe portare invece proprio alla sospensione di questo tipo di  giudizio. Approfondiremo più avanti questo aspetto così  determinante.
Un terzo  livello riguarda la relazione che intercorre tra Intenzione ed Intuizione. A nostro parere questi due concetti  sono  interdipendenti. Mano a mano che viene lasciato spazio all’intuizione, astenendosi ad esempio da un  giudizio qualitativo, ecco che si può fare strada la nostra Intenzione più autentica, quella libera da convenzioni, filtri personali o sociali.
Questa apertura verso la ricerca dell’ ”Intenzione intuita”, e non costruita, e la presa di coscienza della stessa, porta inevitabilmente ad una crescita e  uno sviluppo dei processi intuitivi stessi.
  Questo chiarifica e fissa sempre di più quale è  o quali sono le intenzioni più vicine alla nostra essenza  spirituale, creando quello che noi definiamo “Flusso di intuito intenzionale”, virtuoso  quanto efficace ai fini dello sviluppo personale e  al  nutrimento mentale e spirituale ottenuto tramite la voce. L’intento più elevato cui tendere, per qualcuno corrisponde agli obiettivi dell’Anima, che, in quanto tali, possono solo essere “intuiti” e non conosciuti tramite i processi mentali convenzionali.
Questa visione non è d’altronde un’invenzione recente, ma è una “pratica” ben conosciuta e collaudata dalle società tribali dove lo Sciamanesimo è ancora considerato una forma di terapia , con connotazioni di sacralità.
La complessa e profonda spiritualità che permea questi riti, può venire tradotta  in un linguaggio più consono alla mentalità occidentale,  da noi definita come l’equazione sciamanica : suono (voce, tamburi, strumenti acustici,ecc) + intenzione = ...manifestazione….
Ed in effetti, sempre da queste culture, ci vengono anche suggerite le strategie per ottenere questa “manifestazione”, che nella fattispecie abbiamo chiamato nutrimento.

© 2012 Lorenzo Pierobon  - Veronica Vismara 

venerdì 3 febbraio 2012

Musicoterapia, la chiave per raggiungere un giusto equilibrio con se stessi e con gli altri


Cosa ne pensano le colleghe ed i colleghi di questo improvviso interesse dei media per la musicoterapia? (L.P.)


Quante volte capita di riascoltare canzoni che hanno accompagnato periodi della propria vita, dall’infanzia, all’adolescenza fino all’età adulta, e che hanno anche caratterizzato momenti significativi durante la crescita. Quando dopo anni succede di risentire un particolare brano in un attimo e con incredibile facilità possono tornare alla mente ricordi che sembravano svaniti. Da ciò si evince come la musica abbia un enorme potere nella rievocazione dei ricordi e nell’espressione delle emozioni e dei sentimenti.

La World Federation of Music Therapy (Federazione Mondiale di Musicoterapia) ha dato nel 1996 la seguente definizione di musicoterapia: “è l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra- e interpersonale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico”.

Più nello specifico, la musicoterapia è un tipo di intervento psicologico che permette al paziente di comunicare attraverso un codice alternativo definito ISO (Identità Sonora Individuale), cioè attraverso la musica, il suono e il movimento, tutti elementi utili a facilitare la comunicazione e ad aiutare il paziente ad esprimere le proprie difficoltà. L’obiettivo è quello di raggiungere un’armonia psicofisica, un giusto equilibrio con se stessi e con gli altri e di conseguenza una buona qualità della vita.

Tutte le attività creative sono molto utili per raggiungere un equilibrio psicofisico. La musica, come anche il canto e la danza, ha bisogno di ordine e concentrazione per esprimere al meglio le sue potenzialità creative e artistiche.  Essa ha un effetto positivo sia a livello fisiologico sia psicologico, in quanto, attraverso i suoni, può far emergere sensazioni e stati d’animo inconsci. Di fatto, la musicoterapia permette di esprimersi attraverso un codice alternativo a quello verbale e proprio per questo può essere funzionale a quelle persone che hanno difficoltà ad esprimere le proprie emozioni per sbloccare resistenze o conflitti interiori.

Il terapeuta utilizza soprattutto suoni, musica, silenzi e movimenti per aprire un varco nei canali comunicativi del paziente. Prevale quindi una modalità di comunicazione non verbale, dando così particolare valore alle emozioni, alle sensazioni, alle immagini, ai ricordi. È proprio la musica che riesce a far emergere sensazioni legate a ricordi sopiti che attraverso determinati suoni riesplodono nella memoria.

Ci sono comunque diversi ambiti di applicazione della musicoterapia che spesso vanno ad integrarsi alla psicoterapia: preventivo, educativo, socio-riabilitativo e terapeutico. La musicoterapia può essere applicata al paziente singolo o al gruppo e oltre agli adulti può essere molto utile anche ai bambini. Infatti, può essere usata nei casi di: autismo infantile, ritardo mentale, disabilità motorie, morbo di Alzheimer ed altre demenze, psicosi, disturbi dell’umore, disturbi somatoformi, disturbi del comportamento alimentare, ecc.

La musicoterapia può essere adoperata anche durante la gravidanza. A livello prenatale è impiegata per stimolare il sistema nervoso del bambino, il canto prenatale serve per migliorare la tecnica respiratoria della futura madre, durante il parto aiuta a rilassarsi e a contenere l’ansia. Un altro ambito di applicazione della musicoterapia è la scuola, dove spesso serve nei casi di handicap e disagio. In questo caso i bambini entrano in contatto con i compagni di classe attraverso la musica e i suoni. In particolare, vengono svolte attività di improvvisazione vocale e strumentale, manipolazione di strumenti ed oggetti sonori, ecc. che hanno come obiettivo quello di far capire al bambino il mondo che lo circonda ed il rapporto con gli altri.

La musicoterapia è utilizzata anche con gli anziani per contrastare il decadimento fisico e mentale e per cercare di mantenere e recuperare funzionalità intellettive che vanno deteriorandosi con il tempo. Il potere della musica è senza dubbio enorme. Anche laddove non si presentano patologie, aiuta chiunque a rilassarsi, a socializzare, a distrarsi e a divertirsi. Basta scegliere la colonna sonora giusta per iniziare la giornata

articolo di Elisabetta Rotriquenz  fonte  http://lifestyle.tiscali.it


giovedì 12 gennaio 2012

Le parole e le frequenze influenzano e riprogrammano il DNA



Le parole e le frequenze influenzano e riprogrammano il DNA, e di conseguenza il canto e l'intenzione rinforzano questo processo. La voce si pone ancora come strumento essenziale per un percorso interiore di crescita spirituale e di benessere. (L.P.)


 Il DNA umano è un Internet biologico, superiore, sotto molti aspetti, a quello artificiale. La più recente ricerca scientifica russa spiega, direttamente o indirettamente, fenomeni quali la chiaroveggenza, l’intuizione, gli atti spontanei ed a distanza di cura, l’auto-guarigione, le tecniche di affermazione, la luce o aure insolite intorno alle persone (concretamente, dei maestri spirituali), l’influenza della mente sui modelli climatici e molto ancora. Inoltre, ci sono segni di un tipo di medicina completamente nuova nella quale il DNA può essere influenzato e riprogrammato dalle parole e dalle frequenza SENZA sezionare e rimpiazzare geni individuali.

Solo il 10% del nostro DNA viene utilizzato per costruire le proteine. Questo subcomplesso di DNA è quello che interessa i ricercatori occidentali che lo stanno esaminando e catalogando. L’altro 90% è considerato “DNA rottame”. Tuttavia, i ricercatori russi, convinti che la natura non è stupida, hanno riunito linguisti e genetisti per intraprendere un’esplorazione di quel 90% di “DNA rottame”. I loro risultati, scoperte e conclusioni sono semplicemente rivoluzionarie! Secondo loro, il nostro DNA non solo è il responsabile della costruzione del nostro corpo, ma serve anche da magazzino di informazioni e per la comunicazione.

I linguisti russi hanno scoperto che il codice genetico, specialmente nell’apparentemente inutile 90%, segue le stesse regole di tutte le nostre lingue umane. Per questo motivo, hanno confrontato le regole della sintassi (il modo in cui si mettono insieme le parole per formare frasi e proposizioni), la semantica (lo studio del significato delle parole) e le regole grammaticali di base.
Hanno scoperto che gli alcalini del nostro DNA seguono una grammatica regolare e hanno regole fisse come avviene nelle nostre lingue. Così le lingue umane non sono apparse per coincidenza, ma sono un riflesso del nostro DNA inerente.

Anche il biofisico e biologo molecolare russo Pjotr Garjajev e i suoi colleghi hanno esplorato il comportamento vibratorio del DNA. (Per essere breve, qui farò solo un riassunto. Per maggiori informazioni, per favore, andate all’appendice finale di questo articolo).
La linea finale è stata: “I cromosomi vivi funzionano come computer “solitonici/olografici” usando la radiazione laser del DNA endogeno”. Questo significa che hanno fatto in modo di modulare certi modelli di frequenza con un raggio laser e con questo hanno influenzato la frequenza del DNA e, in questo modo, l’informazione genetica stessa. Siccome la struttura base delle coppie alcaline del DNA e del linguaggio (come si è già spiegato) sono la stessa struttura, non si rende necessaria nessuna decodificazione del DNA. Uno semplicemente può usare parole e orazioni del linguaggio umano! Questo è stato anche provato sperimentalmente.
La sostanza del DNA vivente (in tessuto vivo, non in vitro), reagirà sempre ai raggi laser del linguaggio modulato e anche alle onde radio, se si utilizzano le frequenze appropriate. Infine questo spiega scientificamente perchè le affermazioni, l’educazione autogena, l’ipnosi e cose simili possono avere forti effetti sugli umani e i loro corpi. E’ del tutto normale e naturale che il nostro DNA reagisca al linguaggio. Mentre i ricercatori occidentali ritagliano geni individuali dei filamenti del DNA e li inseriscono in un altro posto, i russi hanno lavorato con entusiasmo con dispositivi che possono influenzare il metabolismo cellulare con le frequenze modulate di radio e di luce per riparare difetti genetici.

E non finisce qui. Gli scienziati russi hanno anche scoperto che il nostro DNA può causare modelli di perturbazione nel vuoto, producendo così “cunicoli” magnetizzati!
I “piccoli buchi” sono gli equivalenti microscopici di quelli chiamati ponti Einstein-Rosen nella vicinanza dei buchi neri (lasciati da stelle consumate).
Questo processo di ipercomunicazione è più efficace in stato di rilassamento. Lo stress, le preoccupazioni e l’intelletto iperattivo impediscono il successo dell’ipercomunicazione o ne distorcono completamente l’informazione rendendola inutile. In Natura, l’ipercomunicazione è stata applicata con successo da milioni di anni. Il flusso di vita strutturato in “organizzazioni stato” di insetti lo prova drammaticamente. L’uomo moderno lo conosce solo ad un livello molto più sottile come “intuizione”. Però anche noi possiamo recuperarne a pieno l’uso.
Un esempio in Natura. Quando un formica regina è lontana dalla sua colonia, la costruzione continua con fervore e in accordo con la pianificazione. Tuttavia, se si uccide la regina, nella colonia tutto il lavoro si ferma. Nessuna formica sa cosa fare. Apparentemente, la regina invia i “piani di costruzione” anche da molto lontano per mezzo della coscienza gruppale dei suoi sudditi. Può stare lontana quanto vuole, fintanto che sia viva. Nell’uomo l’ipercomunicazione si attiva quando uno improvvisamente riesce ad avere accesso ad un’informazione che è fuori dalla propria base di conoscenze.
A quel punto questa ipercomunicazione viene sperimentata e catalogata come un’ispirazione o intuizione. Il compositore italiano Giuseppe Tartini, per esempio, una notte sognò che il diavolo si sedeva vicino al suo letto suonando il violino. La mattina seguente, Tartini potè trascrivere il brano a memoria con esattezza e lo chiamò la Sonata del Trillo del Diavolo.

Quando avviene l’ipercomunicazione, si possono osservare fenomeni speciali nel DNA, così come nell’essere umano. Gli scienziati russi hanno irradiato campioni di DNA con luce laser. Nello schermo si è formato un modello di onde tipico. Quando hanno ritirato il campione di DNA, i modelli di onda non sono scomparsi, sono rimasti. Molti esperimenti di controllo hanno dimostrato che il modello proveniva ancora dal campione rimosso, il cui campo energetico apparentemente è rimasto di per se stesso. Questo effetto ora si denomina effetto del DNA fantasma. Si presume che l’energia dello spazio esteriore e del tempo, dopo aver ritirato il DNA, fluisca ancora attraverso i “cunicoli”. La maggior parte delle volte gli effetti secondari che si incontrano nell’ipercomunicazione, anche degli esseri umani, sono campi elettromagnetici inspiegabili nelle vicinanze della persona implicata. 
Gli scienziati russi hanno irradiato diversi campioni di DNA con dei raggi laser e su uno schermo si è formata una tipica trama di onde che, una volta rimosso il campione, rimaneva sullo schermo. Allo stesso modo si suppone che l’energia al di fuori dello spazio e del tempo continua a passare attraverso gli tunnel spaziali attivati anche dopo la rimozione del DNA. 
Grazyna Gosar and Franz Bludorf nel loro libro Vernetzte Intelligenz spiegano queste connessioni in modo chiaro e preciso. Gli autori riportano anche alcune fonti secondo le quali gli uomini sarebbero stati come gli animali, collegati alla coscienza di gruppo, e quindi avrebbero agito come gruppo. Per sviluppare e vivere la propria individualità, tuttavia, avrebbero abbandonato e dimenticato quasi completamente l’ipercomunicazione.
Ora che la nostra coscienza individuale è abbastanza stabile, possiamo creare una nuova forma di coscienza di gruppo. Così come usiamo Internet, il nostro DNA è in grado di immettere dati nella rete, scaricare informazioni e stabilire un contatto con altre persone connesse. 
Senza un’individualità distinta la coscienza collettiva non può essere usata per un periodo prolungato, altrimenti si ritornerebbe a uno stato primitivo di istinti primordiali. L’ipercomunicazione nel nuovo millennio significa una cosa ben diversa.
I ricercatori pensano che, se gli uomini con piena individualità formassero una coscienza collettiva, avrebbero la capacità di creare, cambiare e plasmare le cose sulla terra, come fossero Dio! E l’umanità si sta avvicinando a questo nuovo tipo di coscienza collettiva.
Il DNA sembra essere anche un superconduttore organico in grado di lavorare a una temperatura corporea normale. I conduttori artificiali invece richiedono per il loro funzionamento delle temperature estremamente basse (tra -200 e -140°C). Inoltre, tutti i superconduttori possono immagazzinare luce, quindi informazioni. Anche questo dimostra che il DNA sia è grado di farlo.
Vi è un altro fenomeno legato al DNA e ai tunnel spaziali. Normalmente questi minuscoli tunnel sono altamente instabili e durano soltanto una frazione di secondo. In certe condizioni però si possono creare dei tunnel stabili in grado di formare delle sfere luminose. Le sfere emettono onde a bassa frequenza che vengono anche prodotte dal nostro cervello, quindi sono in grado di reagire ai nostri pensieri. Abbiamo fatto un grande passo in avanti nella comprensione della nostra realtà. Anche la scienza “ufficiale” conosce le anomalie della terra che contribuiscono alla formazione dei fenomeni luminosi. Queste anomalie sono state trovate di recente anche a Rocca di Papa, a sud di Roma.

L’articolo intero (in inglese) si può trovare sulla pagina www.fosar-bludorf.com (Kontext – 


Tutti i dati sono tratti dal libro “L’intelligenza in Rete nascosta nel DNA” di Von Grazyna Fosar e Franz Bludorf, (edito in Italia da Macroedizioni) riassunti e commentati da Baerbel.

dal Blog www.lorecalle.it