martedì 29 marzo 2011

Musica, cervello, movimento

Rilancio con piacere l'articolo di: Franca Dalla Valle  FONTE HTTP://BRAINFACTOR.IT/ 


Musica, cervello, movimento.Tutti abbiamo provato la sensazione di sentirci "trasportati" dalla musica. Pensiamo a una lunga corsa, a una passeggiata in montagna, a una serie di vasche in piscina... All'inizio i movimenti sono faticosi, rigidi, poco sincroni; ma basta che nella nostra mente riusciamo a creare un ritmo musicale, o immaginiamo di ascoltare una melodia, di lì a poco il respiro si fa più tranquillo e profondo, gli arti acquistano sincronia, la fatica si attenua, diventando addirittura piacevole...
Sperimentalmente è stato scoperto che ascoltare musica in posizione immobile attiva nel cervello le stesse aree che "gestiscono" l'attività motoria. Daniel Levitin, neuropsicologo cognitivo alla McGill University di Montreal e musicista appassionato, racconta i risultati delle sue ricerche effettuate su cervelli sottoposti all'ascolto musicale in un articolo uscito nell'Ottobre del 2007 sul New York Times con il titolo evocativo «Dancing in the Seats» (letteralmente "ballare sulle sedie"), che fa chiaramente il verso alla canzone "Dancing in the Street" scritta nel 1964 da Marvin Gaye per le Martha and the Vandellas, brano di cui forse ci ricordiamo meglio la storica cover del 1985 di David Bowie e Mick Jagger.
La tecnica usata da Levitin è la risonanza magnetica funzionale o "fMRI" (functional Magnetic Resonance Imaging), grazie a cui è possibile osservare in vivo l'attività delle diverse aree cerebrali coinvolte in una attività particolare. I soggetti dell’esperimento sono stati esaminati durante l'ascolto di brani musicali e, come controprova, di loro versioni strutturalmente "scompaginate".
I ricercatori della McGill hanno così scoperto che, anche in condizioni di immobilità, l'ascolto della musica riesce ad eccitare le zone che coordinano le nostre attività motorie. In pratica, se il corpo non può danzare realmente, lo "fa" il cervello, confermando lo stretto legame fra musica e movimento che è consuetudine sperimentare in situazioni ricreative le più disparate.
Questo legame produce effetti importanti anche nel caso delle patologie neurologiche del movimento, come ad esempio la malattia di Parkison, in cui il flusso naturalmente ritmico del movimento viene compromesso, dando vita a una sorta di "balbuzie dei gesti" che può degenerare fino all'immobilità.
Se a un malato di Parkinson con una conoscenza basilare della musica viene data la possibilità di suonare o di muoversi al ritmo di una melodia, i movimenti anomali e difficoltosi che caratterizzano la malattia, riescono ad acquistare maggiore fluidità. Alcuni ricercatori sostengono infatti che l'attivazione del cervello con la musica può avere un effetto analogo a quello dei farmaci comunemente somministrati in questo tipo di disturbo, perché la musica riuscirebbe a stimolare le "vie dopaminergiche", sistema neurotrasmettitoriale implicato non solo nel movimento, ma anche nella sensazione di piacere, nel tono dell'umore, nella depressione, come dimostrano gli studi più recenti.
Interessante inoltre il ruolo che può giocare in questo processo il cervelletto, detto anche archipallio, una delle strutture cerebrali più antiche e primordiali nella nostra specie, che ha fra i suoi compiti principali anche quello di gestire la coordinazione tra il fluire interiore del tempo, gli impulsi e il movimento. In questa prospettiva, anche nella sindrome di Tourette - disturbo neurologico caratterizzato da tic e movimenti compulsivi incontrollabili - "la musica riesce a fornire la struttura entro la quale l'esplosività della sintomatologia può venire incanalata in un flusso governabile, ritmico e creativo", come dimostrerebbero i casi clinici riportati dal famoso neurologo e scrittore Oliver Sacks.
Quando una persona si applica a uno strumento musicale - dice Sacks - suonando riesce a non essere più "posseduta" dalla sintomatologia, dominando la sequela disturbante proprio attraverso una attività non solo ritmica e sensata, ma anche dai risvolti sociali: la musica fornisce la possibilità di sincronizzare l'energia e l'esuberanza del movimento con quella degli altri musicisti del gruppo. Proprio come avviene in generale nei riti e nei fenomeni collettivi delle società umane, in cui la musica fornisce la possibilità di sincronizzazione motoria ed emotiva.
Straordinario può essere infine il legame fra ritmo, melodia, memoria, linguaggio e plasticità cerebrale. Persone che hanno subito lesioni all'area motoria del linguaggio situata generalmente nell'emisfero sinistro (che si dice appunto "dominante" per le abilità linguistiche), diventano afasiche: non sanno dire ad esempio il nome degli oggetti, o a comunicare che hanno sete, o che sono tristi. Possono però utilizzare l’emisfero destro (non lesionato), in cui le capacità linguistiche sono generalmente rudimentali a fronte di una più sviluppata capacità di modulare l'attività musicale, per cantare una canzone... In questo caso le parole risultano tutt'uno con la musica, restano concatenate in modo fisso nel testo della canzone, non vengono usate per una vera e propria comunicazione ma...
Per comunicare verbalmente bisogna poter utilizzare gli elementi scomponibili del linguaggio e comporre le proposizioni che meglio esprimono il nostro pensiero. La riabilitazione musicoterapica, in particolare la tecnica dell'intonazione melodica, si basa proprio sul fatto che la musica può veicolare parole nell'emisfero destro, e questo è in grado di memorizzarle, assumendo gradatamente parte delle funzioni proposizionali in precedenza gestite dall'emisfero sinistro, sino a ridare al paziente la capacità di esprimersi con frasi certo non complesse ma efficaci per tornare a comunicare con le altre persone.
Nella riabilitazione musicoterapica risulta fondamentale anche la relazione emotiva con l'operatore, che può fornire un vero e proprio modello di imitazione e confronto per la gestualità, la prosodia, l'intonazione, caratteristiche estremamente importanti nel linguaggio parlato. Un ruolo analogo insomma a quello della madre quando insegna a parlare al proprio figlio, un lavoro di stretta collaborazione fatto di sintonia, sincronia e reciprocità.
Franca Dalla Valle
Psicologa

Fonte http://brainfactor.it/


Letture di approfondimento:
  1. Daniel J. Levitin, Fatti di musica. La scienza di un'ossessione umana, Codice Edizioni, 2008
  2. Oliver Sacks, Musicofilia, Adelphi 2007
  3. Levitin D.J., Dancing in the Seats, New York Times, October 26, 2007
  4. Martin J., A Mind for Music: Dan Levitin's Journey from Rock to Research, McGill News, Summer 2004

sabato 19 marzo 2011

Voice cards, le carte della voce. Canto armonico

Le Voice cards, carte della voce, nascono come uno strumento creativo/didattico all'interno del metodo Vocal Harmonics in Motion®. Sono state create sulla base base dell'esperienza acquisita durante i laboratori e le sessioni individuali di musicoterapia con i bambini. I bambini, come risaputo, sono in grado di trasformare la realtà attraverso  la loro fantasia priva di filtri e giudizio. Attraverso il gioco sono in grado di esplorare l'ambiente circostante, di aggiungere costantemente nuove informazioni; il contesto  ludico in cui si muovono permette di sviluppare ed aumentare le capacità creative e di incentivare l'autostima.
Da queste osservazioni l'idea di creare uno strumento ludico/creativo/didattico che favorisse un approccio istintivo al canto e alla vocalizzazione. Molto spesso giudizio, vergogna, paura della prestazione, bloccano le persone che desiderano avvicinarsi al canto o alla ricerca vocale; le voice cards permettono di rimuovere rapidamente questi blocchi  stimolando la parte ludica ed istintiva di ciascuno di noi.
Uso da molto tempo questo strumento nei corsi di formazione, nei laboratori della voce, e per  lavorare in tempi brevi sulle dinamiche di gruppo; strumento indispensabile nei seminari di canto armonico per abituare  i partecipanti all' improvvisazione informale.
Sono  20 carte che riportano  segni grafici da interpretare/improvvisare vocalmente (o musicalmente), possono essere utilizzate singolarmente, a coppie oppure in gruppo.

L'uso è semplice, si distribuiscono le carte  ai partecipanti, (le carte devono rimanere coperte) quando viene richiesto si gira la carta cercando di  "cantare" il segno grafico, naturalmente questo deve avvenire in maniera immediata, senza far intervenire la mente e di conseguenza il giudizio. Questa richiesta  così rapida ed immediata permette di attivare le risorse creative delle persone e di far leva sull'aspetto ludico per emettere suoni che all'inizio possono apparire buffi e poco musicali, ma che si strutturano sempre di più ogni volta che gli esercizi incrementano il grado di difficoltà.
L'interpretazione della carta viene lasciata alla fantasia di chi "canta" il disegno, senza fornire ulteriori indicazioni, peraltro celate all'interno di ogni singola carta. Una volta compreso il meccanismo si possono fornire ulteriori particolari per aumentare il livello di osservazione e quindi di interpretazione della carta..es: lato da cui la si guarda, la direzione da cui partire a leggerla, la sfumatura e l'intensità del tratto grafico etc.
La fantasia è l'unico limite.....

Un'altra modalità di utilizzo è quella che consiste nel comporre delle vere e proprie partiture. In questo caso il gruppo sarà diviso in due sottogruppi ai quali verranno consegnate una decina di carte, che forniranno elementi di: armonia, melodia, tempo, dinamica, intensità etc.
Interessante notare che,  durante lo svolgimento di  questo esercizio si osservano delle dinamiche di gruppo molto particolari: la definizione  delle figure di leader e contro leader, la rapidità della decisione gruppale nel definire un codice musicale, la creatività del singolo che trascina gli altri componenti, la forza del gruppo che emerge per creare e trasformare le immagini in musica. Così Il disegno incontra la "Voce".
                                        
© 2011 Lorenzo Pierobon







lunedì 7 marzo 2011

La Via dell'arco, la Via della voce. Canto armonico

Dopo aver letto " Lo Zen e il tiro con l'arco di Eugen Herrigel ", ho pensato che vi fosse un certa similitudine tra l'arciere ed il cantante. L'arciere tende il suo arco, si prepara al tiro e scocca la freccia; il cantante (in particolare quello che pratica il canto armonico), prepara il suo arco (il corpo), tende la corda attraverso i movimenti della lingua ...e scocca la sua freccia creando gli armonici al di sopra della nota fondamentale.
Solo dopo essermi iscritto ad un corso di tiro con l'arco, ed aver imparato a tirare,   è arrivata l'intuizione. 
Attraverso la vocalizzazione del fonema : L-U-I si possono imitare e visualizzare le tre posizioni dell'arciere. Questo esercizio si può utilizzare in particolare nel canto armonico a due cavità, cioè quella tecnica che prevede il sollevamento della lingua verso il palato, in modo da formare due zone di risonanza, quella superiore e quella inferiore. Attraverso un controllo appropriato possiamo ottenere due (o più) armonici nell'arco di una emissione vocale. 


La prima fase consiste nell' incoccare la freccia  attraverso la vocalizzazione della consonante L. La lingua si posiziona a contatto con gli alveoli dentali (incisivi superiori).









Si passa poi alla vocale U , corrispondente alla fase del tendere l'arco. La vocale u è caratterizzata dalla chiusura delle labbra, che formano un'apertura più stretta, e dall'arretramento della lingua.










Infine per scoccare la freccia si vocalizza la  I , la lingua si appiattisce e i suoi bordi esterni vengono  a contatto con la parte interna dei molari e premolari (arcata superiore), la punta scatta in avanti come la punta della freccia quando lascia la corda tesa dell'arco

Alla fine si uniscono i tre movimenti : incocca (L), tendi (U), scocca (I) in una sola emissione......e la freccia raggiunge il bersaglio! E' così che il cantante, come l'arciere, diventa tutt'uno con il suo canto.



© 2011 Lorenzo Pierobon