sabato 23 gennaio 2010

In nome di Dio - performance-

Una bella serata quella vissuta e cantata al teatro binario 7 di Monza, un grazie di cuore all' Harmonics Art Ensemble che ha ottimamente interpretato il tema della serata.
Lorenzo Pierobon


In nome di Dio
di Simone Camassa fonte: Vorrei.org


Parte bene la prima serata della quarta stagione di PoesiaPresente, dedicata al rapporto con il divino visto, vissuto e spiegato da voci poetiche diverse, a tratti dissonanti
Decisamente, un buon inizio. Il primo appuntamento di PoesiaPresente, ospitato ieri alle 21 dal teatro monzese Binario 7 e intitolato 'In nome di Dio', ha lasciato intravedere lo spirito con cui la stagione poetica intende ripartire. La familiarità e la confidenza con il pubblico, meno marcate nelle precedenti edizioni, stanno a testimoniare la crescita continua della rassegna. Un Binario 7 con più posti pieni che vuoti, di giovedì sera, è un modo incoraggiante di cominciare. Se la missione di PoesiaPresente è di «restituire una voce a qualcosa che possa davvero cambiare la nostra vita», come ha detto Dome Bulfaro, il lavoro dell'associazione Millegru sembra proseguire nella direzione giusta.

La serata ha offerto momenti di indubbia qualità artistica, a cominciare dall'esibizione solitaria di Lorenzo Pierobon, musicoterapeuta e cantante armonico monzese. Di notevole espressività il suo assolo di voce, capace di mettere in scena un'immagine, una situazione, come di un mare in risacca e un canto che si leva piano piano, fino a diventare persistente e quasi ossessivo, come fosse la voce di un muezzin perduto alla disperata ricerca di Dio. Interessante, poi, la videointervista realizzata da Simone Casetta a Franco Loi, importante poeta milanese, che ha condiviso con il pubblico di PoesiaPresente la sua personale concezione di religione e di rapporto con il divino. Loi, cristiano convinto, ma non convenzionale, ha elogiato la saggezza di Shakespeare, quando scrive che «Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia». Saper riconoscere che nella vita esistono infinite cose che non rientrano nella razionalità per lui è fondamentale, altrimenti l'uomo di scienza rischia di diventare intollerante esattamente come l'uomo di fede. Per Loi, inoltre, è importante riuscire a sentirsi vivi in ogni momento della propria vita: spesso, le persone si concentrano solo sugli obiettivi che si pongono, e mai sul percorso che le porteranno tanto lontano. Questo, secondo lui, è un po' come morire. Il poeta non si è sottratto nemmeno ad alcune considerazioni sulla Chiesa e sul potere: «Quando qualcuno esercita un potere, il suo ego si vincola a quel potere, cancellando tutto il resto, amici, società, bene comune – ha detto – vale a dire cancellando Dio. La Chiesa è un potere – ha proseguito – che ha trasformato Dio in una ideologia. Anche la scienza lo fa senza saperlo, quando prende come realtà vera ciò che non è altro che un'astrazione. Per me – ha concluso – è necessario riuscire a vedere Dio, che significa riconoscere l'unità del tutto dentro di sè e di sè con il tutto, un po' come succede a Dante nell'ultimo canto del Paradiso».
Il proseguimento di quest'incontro con Dio è stato affidato a Paolo Gentiluomo, poeta genovese che ha già collaborato altre volte con PoesiaPresente. 'Il mitragliatore sillabico', come lo definisce Bulfaro, ha presentato una lettura tratta dal volume Novene Irresistibili, versioni bibliche bistrattate, che profanano la storia sacra in maniera carnevalesca. Di Gentiluomo non si può non rimarcare la grande capacità di suscitare il ridicolo senza prenderne parte, e di trasformarlo in poesia: il sapiente uso di allitterazioni, anafore e ripetizioni si nasconde nella lettura velocissima e nell'ilarità quasi generale. Sulla scia di Gentiluomo, ma con un'impronta personale evidente, si inserisce anche l'opera di Silvia Cassioli. Nel suo Unghie plantari gambe di legno e altri ex voto fantastici, la poetessa racconta storie salmodiate di vite in cui il divino è invocato tramite i santi, i quali però intervengono in modo imprevedibile e a tratti senza senso, dimostrando che sono gli esseri umani a restituire agli eventi un significato preciso, che da soli non avrebbero.
A chiudere, un'impressionante esibizione dell'Harmonics Art Ensemble guidato da Lorenzo Pierobon: un canto corale suggestivo, in cui la voce letteralmente si sfigurava, trasformandosi quasi in un altro strumento. «Un canto armonico che permette di riprendere contatto con l'origine», come ha detto lo stesso Bulfaro."