martedì 9 giugno 2009

Viaggiare con la voce

di Silvia Turrin (www.amadeusonline.net)

 In questa rubrica abbiamo avuto modo di parlare spesso del canto armonico (detto anche difonico o degli ipertoni). Una tecnica antica, presente nelle mitologie di molti popoli (tra cui gli egizi e gli indiani Hopi), usata già in tempi remoti per scopi terapeutici. Soprattutto in Tibet e nella regione Tuvica della Mongolia l'impiego degli armonici ha una lunga tradizione e ha raggiunto alti livelli di complessità. Il canto dei monaci tibetani è l'unico a essere caratterizzato da note particolarmente basse (due ottave sotto il Do medio).Questi profondi vocalizzi permettono ai monaci non solo di entrare in una dimensione spirituale e di unirsi alle forze del macrocosmo, ma anche di intensificare la consapevolezza interiore, aumentare la propria concentrazione, rallentare e rafforzare la respirazione. Grazie alle ricerche di etnomusicologi e di studiosi di varia estrazione, la conoscenza del canto armonico si è diffusa in Occidente ed è sempre più utilizzata anche da molti musicoterapeuti. Lorenzo Pierobon ha creato il metodo Vocal Harmonics in Motion, sviluppato considerando la persona a livello olistico: agisce infatti sul corpo, sulla mente e sulla parte energetica interna. È un approccio transpersonale alla musicoterapia, poiché unisce il canto armonico a specifici movimenti ed esercizi utili per migliorare la mobilità e l'elasticità degli organi interni che concorrono alla fonazione (come la laringe e l'addome). Questo particolare metodo, basato sulle conoscenze e sulle tecniche già in uso da vari popoli (tibetani, mongoli, aborigeni australiani), prepara e accorda il corpo all'emissione vocale. Il canto armonico, scaturito da questo processo di consapevolezza totale, stimola il sistema fisico, influisce sul sistema nervoso generando sensazioni rilassanti. Inoltre, il controllo della respirazione permette una maggiore ossigenazione delle cellule. 
Sperimentare il canto armonico significa esplorare altre culture, prima ritenute arcaiche, ora rivalorizzate grazie a varie ricerche che studiano gli effetti positivi della voce sulla mente, sul corpo fisico, ma anche sulla sfera più sottile dell'uomo. A tal proposito, Pierobon afferma "L'energia sottile contenuta nella voce, soprattutto se veicolata da vocalizzi adeguati, entra in risonanza con la parte più nascosta e intima di ciascuno di noi, quella scintilla divina che viene riconosciuta da molte culture religiose e non, come l'Anima. Soprattutto quandovengono emessi suoni in gruppo, dove l'intenzione comune sia quella di raggiungere la consapevolezza dell'Unità, ecco che la voce evoca immediatamente emozione profonda, senso di appartenenza, si accende il processo intuitivo che porta al concetto di coscienza collettiva".